Non è facile essere un mito...


Gli uomini vanno a letto con Gilda e si risvegliano con me...

Rita Hayworth

Abilità politica.........


Il pastore cerca sempre di convincere il gregge che gli interessi del bestiame e i suoi sono gli stessi.

Henri Marie Beyle alias Stendhal

Quando gli elefanti combattono...


Quando gli elefanti combattono è l'erba a soffrire


Proverbio africano

Stuart Hall

Stuart Hall Stuart Hall, sociologo e saggista, è stato una figura importante nel rilancio della politica britannica di Sinistra negli anni tra il 1960 ed il 1970.

Prendendo spunto dal pensiero di Gramsci sull'Egemonia, Hall ha elaborato la sua teoria di codifica e decodifica dell'interazione tra pubblico e i media: il pubblico non si limita a accettare passivamente un messaggio (trasmesso verbalmente o per iscritto, attraverso un libro o un film o un altro mezzo di comunicazione) ma ne interpreta il significato che dipende dunque dal contesto culturale della persona. Ciò spiega come mai alcuni recepiscano il messaggio mentre altri lo rifiutino.

Nato a Kingston, in Giamaica, nel 1932, Stuart Hall si trasferì in Inghilterra nel 1951 e nel 1964 iniziò a collaborare con il Centre for Contemporary Cultural Studies dell’Università di Birmingham, del quale prese la direzione nel 1969.
Nel 1979 si trasferì alla Open University come docente di sociologia e vi rimase sino al 1997.
Nonostante il ritiro dall'insegnamento Hall non ha rinunciato al suo impegno sociale e politico: attualmente fa parte della Commissione di studio sul futuro della società multi-etnica del Runnymede Trust, una prestigiosa organizzazione culturale britannica.

Dove non c'è credo, non c'è bestemmia


Dove non c'è credo, non c'è bestemmia.


Salman Rushdie

La politica non riflette la maggioranza...


La politica non riflette la maggioranza, la costituisce.

Stuart Hall

Al bar...


Attenti a cosa ordinate quando andate al bar!

Vorrei un caffé deteinato

Prendo una granata di limone

Potrei avere una zolla di zucchero?

Mi faccia un caffé con il latte macchiato

Il mio regno per un cavallo!

Riccardo III
Un cavallo, un cavallo, il mio regno per un cavallo!

E' una battuta di Riccardo III nell'omonima opera teatrale di William Shakespeare, che ha come protagonista il discusso monarca inglese.

Ultimo figlio di Riccardo Plantageneto, duca di York, Riccardo III (1452-1485) non avrebbe avuto titolo per salire al trono e governò per qualche tempo come reggente dopo la morte del re suo fratello, Edoardo IV, poichè i figli di quest'ultimo erano ancora bambini.
Non fu difficile per Riccardo convincerli a cedergli il potere e, una volta ottenutolo, fece rinchiudere i nipoti, Edoardo di 12 anni e Riccardo di 9, nella Torre di Londra.
Di loro non si seppe più nulla.
Solo un centinaio di anni più tardi, durante dei lavori di ristrutturazione della fortezza, furuno rinvenuti due piccoli scheletri che vennero identificati come le spoglie degli sventurati principini.

L'usurpatore però non regnò nè felicemente nè a lungo: oltre alle disgrazie personali (la morte dell'unico figlio undicenne e della moglie) dovette fronteggiare la ribellione dei suoi oppositori e, nel 1485, dopo due anni dall'incoronazione, fu ucciso in battaglia dalle truppe capitanate da Enrico Tudor, che gli successe al trono d'Inghilterra ponendo fine alla dinastia degli York.

Risoluto e deciso, fortemente determinato a conquistarsi il potere, Riccardo III non ci apparirebbe molto diverso da certi politicanti attuali se per perseguire il suo scopo non avesse usato i mezzi propri della sua epoca (che a noi risultano eccessivi) e se non fosse stato penalizzato da una storiografia di parte volta a contrapporre i pregi della dinastia Tudor ai difetti di quella degli York.

Anche il dramma shakesperiano risente dell'influenza di questa linea di pensiero, dipingendoci il personaggio con forti connotati negativi persino nell'aspetto fisico (caratterizzato da deformità che non hanno alcun fondamento storico) quasi che la bruttezza esteriore fosse il sintomo evidente della malvagità interiore!

La famosa frase Un cavallo, un cavallo, il mio regno per un cavallo! è pronunciata da Riccardo durante la battaglia in cui sarà ucciso: disarcionato dal suo destriero, improvvisamente vulnerabile in mezzo ai nemici, si sente perduto e quel regno conquistato al prezzo di odio, tradimento, crudeltà, assasinio, è disposto a darlo via in cambio di un cavallo che lo aiuti a sopravvivere nell'impeto del combattimento.
E' il grido disperato di un uomo che offre quanto più gli preme in cambio di un ultima scintilla di vita.

Quando si è d'accordo in linea di principio...


Quando si dice che si è d'accordo su una cosa in linea di principio significa che non si ha la minima intenzione di metterla in pratica.

Otto Von Bismarck

Oscar Wilde


Oscar Wilde (Dublino, 16 ottobre 1854 – Parigi, 30 novembre 1900).
Scrittore, drammaturgo e poeta irlandese dallo stile conciso e raffinato, con una certa propensione al paradosso e la capacità di sintetizzare in poche parole il concetto di un intero discorso.
Questa caratteristica fa sì che i suoi scritti costituiscano un'inesauribile miniera di aforismi che hanno finito per prevaricare la notorietà delle opere stesse, seppur numerose e famosissime: Il ritratto di Dorian Gray, Salomè, L'importanza di chiamarsi Ernesto, Il fantasma di Canterville, Il principe felice ed altri racconti, solo per citarne alcune.

Figlio dell'oculista della regina Vittoria, caduto in disgrazia a seguito di un processo per stupro e di una poetessa un po' ribelle e politicamente impegnata, Oscar Wilde non ebbe la giovinezza agiata che ci si aspetterebbe dalla sua estrazione sociale, tant'è vero che si conquistò un'istruzione di buon livello a colpi di borse di studio e di premi letterari vinti.

Carattere egocentrico e lunatico, amante degli eccessi e delle ostentazioni, non ebbe vita facile in una società come quella vittoriana, moralista e bigotta, che tendeva a soffocare la spontaneità individuale in un rigido e castigatissimo conformismo. Fatto è che le sue stravaganze e i suoi costumi "scandalosi" gli causarono parecchi problemi nelle relazioni interpersonali e persino un paio di processi con l'accusa di "sodomia".

Amava le donne e non disdegnava le amicizie maschili e gli amori omosessuali tuttavia non riuscì mai a stabilire nè con le une nè con gli altri un rapporto profondo e duraturo.

Amava il lusso e l'esibizione estetica ma non aveva mezzi sufficienti a poterseli permettere.

Amava i viaggi ma fu talvolta costretto ad interromperli per mancanza di fondi oppure a portarli a termine grazie all'ospitalità di qualche conoscente.

Letterato colto e dotato, personaggio perennemente sopra le righe, uomo immaturo ed insoddisfatto perseguitato per tutta la vita dai debiti e dalla sifilide, una conseguenza della quale lo portò a morte all'età di 46 anni.